06-11-17 // Assemblea edu @Kinesis

PRESENTAZIONE // Giusto per farci un’idea

Partiamo da un concetto fondamentale: delegare significa essere subordinati, nonché fidarsi di terzi; in pratica si rinuncia al diritto di potersi lamentare se qualcosa non va come avremmo sperato: la delega deresponsabilizza ed infantilizza.
Da questa constatazione abbiamo scelto di assumerci la responsabilità di prendere decisioni che riguardano noi stessi, laddove otteniamo il reddito con il quale ci manteniamo.

Siamo la sezione delle province di Varese e Como dell’Unione Sindacale Italiana, un’organizzazione che si caratterizza per la sua pratica assembleare, conflittuale e libertaria che identifica in maniera precisa nel sistema di potere gerarchico, che ha come sua diretta emanazione nel mondo del lavoro il sistema di produzione capitalista, la causa di sfruttamento e precarietà delle classi più povere della nostra società.

Vorremmo offrire prospettive ed approcci diversi alle questioni legate al mondo del lavoro nonché creare l’occasione per tutti i lavoratori e le lavoratrici di creare rete ed organizzarsi per essere maggiormente incisivi nei rapporti di forza con i datori di lavoro sempre più prepotenti ed arroganti.
Non dovrebbe essere una novità che con l’avvento della cosiddetta crisi economica i ricchi si sono schifosamente arricchiti mentre i poveri si sono ulteriormente impoveriti.
La favola della pacificazione tra sfruttati e sfruttatori che collimano entrambi i propri interessi è svanita da tempo ed infatti questo modello economico per come è strutturato ha plasmato un mondo di sfruttamento e devastazioni nel quale le 80 persone più ricche del mondo detengono la metà della ricchezza mondiale: se non ci fosse alla base la volontà criminale potremmo dire che è una follia, una concatenazione di fatalità che hanno prodotto una simile disparità, ed invece questo inferno che viviamo quotidianamente è stato voluto, progettato e creato. I padroni ci fanno la guerra tutti i giorni cercando di approfittarsi di noi finchè gli è possibile: loro non hanno mai smesso di fare la lotta di classe, sono ben organizzati ed hanno dalla loro parte l’intera classe politica, il sindacalismo confederale, televisioni, giornali ed eventualmente le forze dell’ordine. E noi?

Noi abbiamo voluto cominciare questa esperienza partendo da una semplice constatazione, ovvero che divisi siamo finiti, che da soli possiamo solo chinare la testa e subire passivamente e anzi, dovremmo anche ringraziare umilmente dell’opportunità che ci viene concessa facendoci sfruttare, finché ci viene concessa chiaramente, senza nulla pretendere.
Ebbene, la spiccia retorica reazionaria che staziona nelle menti di chi trova nella cultura del lavoro la propria ragione di vita, quella che ai padroni fa comodo che passi insomma, sostiene che chi trova il coraggio di alzare la testa e non subire passivamente è un perdigiorno, un furbo che pretende di ottenere senza dare, un fannullone che in tempi difficili per il mondo del lavoro ha perfino la faccia tosta di fare lo schizzinoso, un ingrato che non comprende l’importanza del sacrificio se si vuole ottenere qualcosa, ma noi sappiamo bene che questa retorica subdola ed infame serve solo a lasciar tranquilli quei parassiti che vivono sulle nostre spalle e a proposito di questo sappiamo bene anche che non sono intoccabili ed irraggiungibili, è sufficiente cominciare ad organizzarsi ed agire in prima persona nel presente per capirlo.

Siamo stufi di subire passivamente e cerchiamo la complicità di altri lavoratori e lavoratrici.
Fare sindacalismo per noi non è delegare a terzi i nostri problemi, ma assumerci in prima persona la responsabilità del cambiamento della nostra condizione sociale.
Dal momento che nessuno va a lavorare al tuo posto, il buon senso suggerisce che nessuno debba prendere decisioni al tuo posto.
Interessiamoci, organizziamoci e lottiamo quindi qui ed ora nell’ambito del nostro posto di lavoro, ma con una prospettiva di liberazione dal ricatto del lavoro salariato e dalla cultura del sacrificio, per l’abolizione della società divisa in classi e la costruzione di una società egualitaria e libertaria, che la faccia finita con qualsiasi espressione dell’autoritarismo, perché solo estirpando alla radice le cause della disuguaglianza si potrà ottenere pace e giustizia sociale. Solo in questo caso.

USI Varese-Como